giovedì 24 marzo 2011

Piccola riflessione notturna

In questo momento dovrei trovarmi sotto le coperte a dormire, visto che le ore di sonno accumulate la scorsa notte sono state n. 5 e la giornata non è stata delle più oziose. Ma comunque, facciamola sta riflessione.

Sono molto dipendente dal worldwideweb, e ho alcuni siti che frequento con una certa regolarità.
Su uno di questi, ho letto la seguente opinione di un utente (si parlava a proposito dell'aumento delle accise sul carburante per evitare i tagli al FUS, il fondo per lo spettacolo):

Altri sistemi per finaziare lo "Spettacolo" italiano ne conosci res sic stantibus? 

Era sufficiente non cedere alle pressioni e non finaziare nulla, forse molti avrebbero capito che era meglio, se ne erano capaci, andare a trovarsi un lavoro vero.



La cosa mi riguarda da molto vicino: ho una laurea triennale in Arte, Spettacolo ed Immagini Multimediali ed una laurea specialistica in Scienze dello Spettacolo e della Produzione Multimediale. Prima tesi su Moda e Musica, la seconda su Moda e Cinema. 
Ho studiato molto nei miei 6 anni universitari, forse non sono uscita col massimo dei voti, ma ho sempre studiato con dignità, sodo e affrontato gli esami senza regalie o ruffianate di vario genere. Se ci ho messo 6 anni a laurearmi, anziché i 5 standard è perché nel frattempo ho anche fatto un master con relativo stage. 
E' vero, la mia non è una laurea in medicina. Con la mia laurea non si salvano vite umane. Ma è una laurea. Sono stati anni di studio, di sacrifici, di impegno. Non mi sento inferiore a nessuno, io. L'Italia è un paese che potrebbe vivere di soli beni culturali e paesaggistici e di cinema. Dico bene, potrebbe. Ma non lo fa. Perché? Perché è popolato per la maggior parte, da signori come questo qua sopra. Che ritiene un lavoro poco serio lo Spettacolo. L'Arte. La Cultura. E infatti sono disoccupata. 
E mi sento umiliata e mortificata da questa frase. E' l'ennesima conferma che l'Italia è sfortunata ad avere gli italiani come cittadini, molto, molto sfortunata.


E poi non chiedetemi perché voglio andarmene.


Buonanotte, Italia.

mercoledì 23 marzo 2011

Elizabeth Taylor

Tranquilli, niente coccodrilli. Non è propriamente nelle mie corde.

Però, una delle ultime dive merita un piccolo ricordo. Un'icona di stile, una grande attrice.

Riposa in pace, Liz.

Elizabeth Taylor 27 Febbraio 1932 - 23 Marzo 2011

The Social Network [Film]

Altro film candidato a numerose statuette agli Academy Awards per questo post.
Praticamente il favorito assieme a The King's Speech.

E qui apro una breve parentesi-lecchinaggio al Festival del Cinema di Roma: ennesimo film presentato al festival, ennesimo clamoroso successo, soprattutto quando parliamo di riconoscimenti ufficiali (leggi anche: Juno e Up In The Air - Tra Le Nuvole, giusto per citarne due a livello internazionale oppure L'Uomo Che Verrà in ambito italiano). Giusto per confermare varie tesi dei nostri "politicanti", che Veltroni ha messo su sto "baraccone" giusto per buttare soldi pubblici. Ma, lasciamo stare, o altrimenti ci addentriamo in un campo minato.

The Social Network




Regia di David Fincher e tra i protagonisti troviamo Jesse Eisenberg (Mark Zukerberg), Andrew Garfield (Eduardo Saverin) e Justin Timberlake (Sean Parker).

Ammetto che già dai primi 15 minuti di film, avrei voluto avere per le mani Zuckerberg, e non certo per fargli i complimenti. E direi che questo mood si è protratto per i resto del film.
Che Mr. Facebook non avesse tutte le rotelle a posto lo avevamo già capito da un pezzo, e questo film ne è l'ennesima riprova.

La pellicola è girata magistralmente, e la sceneggiatura è decisamente solida. Ho apprezzato molto fotografia e score (contenta dell'Oscar, per questo motivo - ma sono anche di parte, Creep è la mia canzone preferita in assoluto).
Molto bravi anche gli attori, anche se ho una domanda, ma Zuckerberg ce li ha i denti? Per questo non sorride mai? Oppure dopo Adventureland assieme, Eisenberg è stato colpito dalla sindrome della monoespressione, conosciuta anche come sindrome di Kristen Stewart? Propendo più per la prima ipotesi, altrimenti non l'avrebbero candidato praticamente a tutti i premi cinematografici del globo, Academy compresi.

E' piuttosto lampante che mi sono fatta un quadro abbastanza negativo di MZ, che in fondo rappresenta l'anima del post adolescente medio, nonostante il QI attesterebbe diversamente: non importa se hai cervello, basta che sei "figo". E' comunque riuscito ad emergere dalla mediocrità, diventando un Paperone degno di nome, ma a che prezzo? Cosa ti serve avere montagne di denaro, se poi sei fondamentalmente solo?
E soprattutto, quanto sei triste a mettere su un apparato del genere "per dispetto"?
E' proprio l'idea di fondo, quella che ha dato l'input a tutto questo amba aradam: il senso di inadeguatezza verso una ragazza; ma non solo, quello che l'ha spinto ad andare avanti: l'invidia verso il migliore amico (per una confraternita, ma siamo seri?). Molto probabilmente tutti questi miei dubbi sono dovuti al fatto che sono totalmente estranea ad i meccanismi dei college americani e di tutto il loro contorno. Sarà. Ma a me tutto questo mette tristezza e mi chiedo: ma la mia generazione è davvero così vuota?




giovedì 10 marzo 2011

The King's Speech [Film]

Il post di oggi è un po' impegnativo.
Film che ha avuto 12 nomination agli ultimi Academy Awards, e ha vinto 4 statuette tra le categorie più importanti: Best Picture (Miglior Film), Best Director (Miglior Regia) per Tom Hooper, Best Leading Actor (Miglior Attore Protagonista) per Colin Firth e Best Original Screenplay (Miglior Sceneggiatura Originale) per David Seidler.

The King's Speech






Amo Colin Firth. Amo Helena Bonham Carter. Amo la Gran Bretagna. Amo le biografie. Amo i film storici.
Direi che le premesse per vedere questo film c'erano tutte. Aggiungete il fatto che è uno dei film più premiati della stagione ed il quadro è completo.

Premessa: secondo la mia personalissima e banalissima opinione questo film deve essere visto necessariamente in lingua originale. Per i non ferratissimi in inglese, ci sono sempre a supporto i sottotitoli (io l'ho visto coi sottotitoli, ma per la mia media conoscenza della lingua, era piuttosto comprensibile anche senza). Ho imparato ad apprezzare la visione dei film in lingua originale grazie al Festival del Cinema di Roma, ora per quanto mi sia possibile e se la mia somma pigrizia si mette un po' da parte, cerco di guardare film e telefilm non doppiati.

Perché è necessaria la visione in lingua originale? Perché tutto il film è incentrato sulla parola. Sui discorsi.Ed è francamente inutile vedere un film come questo, doppiato. Il problema su cui ruota tutto il film è la balbuzie del duca di York, Alberto, padre della futura Regina Elisabetta II, che si ritrova, suo malgrado, monarca dell'Impero Britannico (Giorgio VI) nel periodo più delicato della storia inglese degli ultimi 100 anni. Per affrontare questo problema, dopo vari tentativi, si affida al logopedista australiano Logue. Che con vari metodi, anche un po' particolari, riesce ad aiutare Alberto, Bertie, ad affrontare questo grosso ostacolo. E' piuttosto chiaro quindi, il motivo di questo mio "consiglio".

Mi è piaciuto il film? Decisamente sì. Il ritmo non è certo impetuoso, anzi. Però io l'ho trovato adeguato. Come adeguata è la fotografia. Ogni tanto mi prende la nostalgia per qualche oldies, e questo film ne è un ottimo esempio.
Ho adorato Colin Firth, che ha strameritato l'Oscar. Ho adorato Helena Bonham Carter, e mi dispiace che lei non l'abbia vinto. E mi è piaciuto anche Geoffrey Rush.
Insomma, per quanto mi riguarda, un prodotto ben confezionato.

Ho veramente ben poco da aggiungere ad un film che parla tutto da sé.

domenica 6 marzo 2011

Nota sugli Oscar

Uhm sì.

Direi che gli Oscar meritavano un bel papiro su questo blog. Ma io e la mia prontezza non siamo molto in mood in questo periodo, quindi direi che al massimo, provo a fare un articolo su qualche mise della serata in questi giorni. Non che valga la pena rimestare sugli abiti visti agli ultimi Academy Awards, però, magari, a tempo perso, si potrebbe anche fare.
Non prometto nulla, comunque.

Burlesque [Film]

In questi ultimi sette giorni sono riuscita in un'impresa per me piuttosto titanica: guardarmi in santa pace tre film. In effetti per un'ex studentessa del DAMS, tre film in una settimana sono decisamente pochini, anzi, alla stregua dell'angolo della vergogna; ma tra pigrizia, cazzeggio internettiano, alcuni piccoli impegni fuori casa, l'impegno con Twilight Fans Italia, e il fatto che voglio vedere un film come si deve e non così tanto per, non mi regalo mai quelle due ore per poterlo fare.

Il primo dei tre della serie è stato Burlesque.




Nel cast appaiono Christina Aguilera, Cher, Cam Gigandet, Stanley Tucci e Kristen Bell. Regia di Steve Antin. Sceneggiatura di Steve Antin, Susannah Grant, Keith Merryman.

Da quando ho iniziato a sentirne parlare, mi sono subito incuriosita.
Conosco il Burlesque come forma di spettacolo spogliarello e non mi dispiace. Amo i film che hanno una gran dose di musica e danza (non li chiamerei propriamente musical, forse perché il mio concetto di musical è altro, tipo Evita, che però non reggo molto bene). Eh sì, dai, diciamolo... c'è anche Cam Gigandet, non facciamo gli ipocriti, via!

Ero quindi partita con grosse aspettative, che però sono state abbastanza deluse.
Nulla da dire su musiche, coreografie e costumi (e io sono una che ci tiene parecchio a questa categoria), che sono stati decisamente all'altezza. Colori della fotografia niente male.

Però però però. Il resto praticamente inconsistente. La trama piuttosto banalotta, con questa ragazza della provincia che arriva a Los Angeles per sfondare e che "Oh, ma guarda canta e balla in maniera divina, chissà dove avrà imparato? In mezzo alle mucche?", lascia tutti a bocca aperta e diventa la star del locale in un nanosecondo. Poi, of course, la ragazza che si innamora del barista figaccione che in realtà è un musicista frustrato perché nessuno gli pubblica il materiale, ma attenzione gente!, ovviamente lui è fidanzato, ma lei è a New York e lo tratta male. Che altro? Ah, sì, il locale è sull'orlo della bancarotta ma la proprietaria non vuole cedere al megamilionario perché questo è un brutto cattivone. Ma il brutto cattivone fa pure il mollicone con le ragazze di punta del Burlesque Lounge: Kristin Bell prima e la Aguilera poi. Ovviamente la ex star è una stronza patentata e pure alcolizzata che odia la nuova arrivata. Insomma un calderone di ovvietà tutte più o meno prevedibili. Non vi dico come finisce, ma tanto l'avrete capito da soli.
Dopo averlo visto, infatti, mi sono domandata come cavolo abbia fatto ad essere candidato ai Golden Globes (certo, hanno candidato The Tourist, direte voi, poteva starci la qualunque).

Non lo sconsiglio in toto, però diciamo che mi aspettavo molto meglio. Quando avete un'ora e mezza in più che non sapete come occupare, dateci un'occhiata, e poi mi fate sapere.

Ps: Sì, Cam Gigandet, almeno lui, non ha affatto deluso.