sabato 3 febbraio 2018

Call Me By Your Name [Film]

Non so da dove iniziare. Il che, come intro, non è il massimo. Ma davvero non lo so. Questo film è talmente bello che, seriamente, non so da dove partire.




Il film l’ho visto a fine Ottobre, un sabato in un cinema di Covent Garden pieno di gente. Coppie, gruppi di amici, persone da sole, giovani, anziani, uomini, donne. 
L’ho rivisto una seconda volta, nello stesso cinema, a metà novembre, un martedì piuttosto freddo. La sala era piena allo stesso modo.

Ho pianto, entrambe le volte. Il che non è una novità, ho pianto anche per la pubblicità inglese del Nescafé, quindi probabilmente questo non è un dettaglio importante. Ma mi sono innamorata di questo film. Sul serio. Come se ci si innamorasse di una persona. Come Elio si è innamorato di Oliver. Non mi capitava da secoli di farmi coinvolgere emotivamente così tanto da un film. O da qualsiasi altra cosa. Questo film mi fa male e bene allo stesso tempo.

Mi ci sono trovata dentro, letteralmente. Mi ha scatenato una nostalgia che non credevo si potesse provare, o forse sì e lo tenevo nascosto, lì in qualche meandro della mia testa, o della mia anima se vogliamo fare i romantici. A vedere quelle strade ho sentito il caldo afoso e appiccicoso della Bassa Cremonese, ho sentito il bruciore di ginocchia sbucciate dopo l’ennesima caduta dalla bicicletta, in mezzo ai campi di melegot, ho sentito il sapore del pane e salame che mi preparava nonno Mario quando tornava dal lavoro e facevamo merenda assieme. Ho sentito una fitta al petto, una mancanza di qualcosa che non c’è più. E non potrò mai più riavere. Che mi fa piangere ma mi fa pensare alla leggerezza e al periodo forse più bello della mia vita.

Ho pianto al discorso del padre di Elio, alla fine del film. Un momento che mi ha toccata nel profondo, nonostante io non sia omosessuale. Ma dimostra quanto è puro l’amore. Puro a prescindere, che sia un padre che lo dimostri a un figlio o che sia quello tra due uomini o che altro. Perché l’amore è amore, punto.

Un’altra cosa che mi ha particolarmente colpito di questo film è la sua delicatezza. Tutto è delicato. Gli sguardi, mani che si sfiorano, le scene di sesso, la musica, il cibo. Questo film è bellezza, bellezza autentica. Quel giallino che dà quell’intensità del passato, la scelta azzeccata di girare in pellicola, nulla è lasciato al caso. 


E se non bastasse la poesia delle immagini, la forza delicata dei dettagli, c’è la straordinaria recitazione di Timothée Chalamet, Armie Hammer, Michael Stuhlbarg e il resto del cast, perché non dimentichiamo quanto fondamentali siano anche loro, in particolar modo la chimica unica e impressionante che si è creata tra i due protagonisti, buona parte delle emozioni che questo film suscita, esistono anche grazie a loro.

Last but not least, la musica. Se riuscite a trovarmi un’altra colonna sonora che picchia in testa, senza sosta, da tre mesi, fatemi un fischio. Ormai nel mio cervello vanno in loop Mystery of Love, Visions of Gideon e Love my Way non stop. Senza rimedio. Il problema è che appena parte Visions of Gideon su Spotify inizia ad appannarsi la vista, ogni santa volta, come se fosse la prima. 



Trovatemelo voi un altro film che vi sconvolga la vita, come Call Me By Your Name ha sconvolto la mia.

E vorrei dire di nuovo Grazie a Luca per tutto questo. 

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